Nome d'arte di Shelton Jackson L., regista statunitense. Figlio di un jazzista, frequenta la New York University Film School, dove studia con M. Scorsese e si diploma con un cortometraggio, Joe's Bed - Stuy Barbershop: We Cut Heads (1983), premiato con l'Oscar. Rendendosi finanziariamente indipendente con una propria casa di produzione, la Forty Acres and a Mule, gira il suo primo lungometraggio, Lola Darling (1986), spigliato e disinibito racconto dell'intenso ménage sentimentale e sessuale di una ragazza nera, che ottiene un grande successo di pubblico e di critica. Profondamente orgoglioso della propria identità afroamericana, dotato di un grande talento per la costruzione dell'inquadratura, realizza da subito un cinema dai contenuti forti e provocatori, accompagnandolo a una smagliante forma visiva, debitrice nei suoi ritmi delle sonorità jazz. Dopo Aule turbolente (1988), commedia musicale di ambientazione scolastica che denuncia il sistema educativo statunitense, Fa' la cosa giusta (1989), affresco urlato e non riconciliato del ghetto nero di Brooklyn alla vigilia di una rivolta razziale, suscita grande interesse, ma anche accuse circa il presunto razzismo di L. nei confronti di altri gruppi etnici (italoamericani ed ebrei in particolare). Negli anni '90 si impone come il più dotato esponente del Black Cinema, portando sullo schermo icone della cultura nera, fittizie (il trombettista di Mo' Better Blues, 1990, summa ideale di jazzisti di colore realmente vissuti), o autentiche (Malcolm X, 1992), non disdegnando neppure, in quest'ultimo caso, di cimentarsi con una produzione faraonica che rischia di isterilire la sua freschezza in maniera. Contemporaneamente mette in scena anche racconti più intimi, non privi di aguzza paradossalità: l'amore interrazziale contrastato dal razzismo dei rispettivi gruppi familiari in Jungle Fever (1991), la storia di una famiglia afroamericana dal punto di vista di una bambina di dieci anni in Crooklyn (1994). A dispetto della vocazione sperimentale continuamente esibita (una porzione di Crooklyn è girata in Cinemascope senza lente anamorfica, con distorsione dell'immagine), prima con il solido Clockers (1995, da una sceneggiatura non propria), spaccato del mondo di un piccolo spacciatore, poi con il leggero Girl 6 - Sesso in linea (1996), sulle peripezie di un'attricetta costretta a lavorare come telefonista erotica, L. sembra entrare in una crisi di ispirazione, dalla quale non lo riscattano né l'innegabile sincerità di Bus - In viaggio (1996), ricognizione quasi documentaria del viaggio di alcuni uomini di colore alla volta della famosa Million Man March, né l'apprezzabile approfondimento psicologico di He Got Game (1998), sul difficile rapporto tra un campione di basket e il padre galeotto. Paradossalmente, proprio con SOS Summer of Sam - Panico a New York (1999), raccontando per la prima volta una comunità etnica diversa da quella nera – gli italoamericani del Bronx – e un sanguinoso episodio di cronaca– le gesta del serial killer battezzato «figlio di Sam» nella torrida estate del '77 – torna ai suoi esiti migliori, costruendo un affresco realistico e simbolico insieme delle paure e delle tensioni sotto la superficie di una società che si dichiara civile. Il capolavoro della sua maturità resta tuttavia La 25a ora (2002), dove raccontando l'ultimo giorno di libertà di uno spacciatore (E. Norton) che si accinge a entrare in carcere per scontare sette anni di reclusione, L. riesce a rendere come nessun altro il clima emotivo dominante a New York dopo la tragedia dell'attacco alle Twin Towers l'11 settembre 2001. Con Lei mi odia (2004) vira verso una commedia satirica di costume su un manager che, dopo essere stato licenziato per aver denunciato gli scandali della multinazionale di cui era dipendente, diventa uno stallone a pagamento per gruppi di donne lesbiche che desiderano avere figli. Nel 2006 firma una lucida denuncia con il documentario When the Leeves Broke: A Requiem in Four Acts (Quando gli argini si rompono: un requiem in quattro atti): la cronaca puntuale della tragedia provocata nel 2005 dall'uragano Katrina a New Orleans intercetta tutte le lentezze burocratiche e le colpe ricadute sugli aiuti alla popolazione e sull'amministrazione dell'emergenza. Inside Man (2006) è, invece, un riuscito film di genere, dalla sceneggiatura (di R. Gewirtz) densa di colpi di scena, su una rapina in banca con ostaggi, perfettamente congegnata da un ambiguo criminale contro il quale deve vedersela un poliziotto sospettato di corruzione. Più controverso invece il successivo Miracolo a Sant'Anna (2008), girato in Italia, in cui la ricostruzione dell'eccidio nazista del 12 agosto 1944 a Sant'Anna di Stazzema viene accolta da aspre polemiche per lo più extracinematografiche da parte di coloro che non condividono il punto di vista che L. proietta sulla storia italiana ed europea nei mesi cruciali della Seconda guerra mondiale.